Conosci Jerome Bruner?

L’educazione non è un’isola
ma fa parte del continente CULTURA

La realtà è un insieme di percezioni e di situazioni, è luogo oggettivo e soggettivo. Pirandello insegna. In ambito educativo Jerome Bruner (New York 1915 – New York 2016) è stato capace di spiegarci molto bene come educare è un’attività complessa, la conoscenza di un individuo viene generata fin dal suo esistere e si sviluppa via via attraverso la negoziazione con gli altri e con l’ambiente. I bambini generano le loro ipotesi, pongono domande e sono capaci di fare connessioni.

Il vero apprendimento richiede la comprensione di come usare ciò che già sai per andare oltre a ciò che già pensi. I bambini, in un sistema scolastico classico, di solito cominciano con il dare per scontato che l’insegnante possieda la conoscenza e la trasmetta alla classe. Se si creano le condizione opportune, i bambini imparano presto che anche altri componenti della classe potrebbero possedere delle conoscenze e che queste possono essere condivise.

Bruner chiarisce come la conoscenza viene integrata attraverso delle rappresentazioni:
– ATTIVA: fare esperienze, la didattica del fare
– ICONICA: tradurre le esperienze in tracce
– SIMBOLICA: rievocare l’esperienze e le azioni con linguaggi diversi

Lo studio e l’analisi di Bruner è una sintesi tra il pensiero Vygotskijano e quello Piagetiano.
Egli ritiene che entrambi abbiano colto aspetti fondamentali del pensiero umano. Il suo contributo originale è stato quello di farci comprendere che l’essere umano nella sua interezza è frutto di un processo evolutivo dove le vicende della vita si inquadrano in un progetto che trova le proprie radici in sentimenti e valori che si condividono con altri. Cercare di capire meglio se stessi aiuta a comprendere meglio gli altri nelle loro differenze.

PENSIERO NARRATIVO

Oltre al pensiero scientifico tradizionale Bruner individua un “pensiero narrativo” mediante il quale le persone, raccontando la propria storia danno un senso alla loro esperienza di vita.

Il desiderio di raccontarsi, o di sentire raccontata la propria storia si riscontra anche nella grande curiosità e interesse dei bambini di ascoltare racconti relativi alla loro vita e alle storie di famiglia.

Il bambino è in possesso di strategie volte a organizzare il reale e/o il conosciuto, queste agevolano l’apprendimento e permettono anche “transfer” tra ambiti diversi, ovvero gli consentono di avere un migliore interazione con l’ambiente e via via migliorare il proprio stile di apprendimento, in definitiva acquisisce modalità più efficaci e sviluppa abilità cognitive spontanee.

Bruner crede nell’imprescindibile utilità dell’esperienza immediata degli alunni: essa viene vista come il punto di partenza ottimale su cui innestare l’intero processo di apprendimento, in modo da farlo sentire al bambino come più “vicino” a sé, rendendolo dunque più interessante e gratificante di per se stesso.

I bambini si muoverebbero dunque all’interno di format  – intesi come insieme di procedure comunicative che permettono al bambino scambi finalizzati e intenzionali – che andrebbero a formare contesti interattivi tali da permettere l’apprendimento.

Studiando la comunicazione infantile Bruner arriva a definire i bambini come esseri socialmente abili, in grado di stabilire precocemente relazioni, negoziazioni ed elaborazioni cognitive.

Queste ultime sono facilitate dall’impiego di frame, la struttura che ordina, dà significato e permette la memorizzazione di un’esperienza che aiutano il bambino a elaborare in modo significativo e comunicabile il suo rapporto con la realtà, e ad assimilare convenzioni.

L’istruzione e l’educazione non dovranno quindi essere indirizzate a far acquisire competenze o conoscenze, ma a produrre una reale comprensione del mondo.

e tu che ne pensi? adesso aspetto la tua opinione nei commenti

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